Poveri illusi. Non sapevano che fine avrebbero fatto. Avevano fissato le ruote con dei chiodi e prima o poi una di queste…
“Mona!” diciamo. Rispetto a prima è una passeggiata e arriveremo su in un bliz. Basta stare attenti alle imperfezioni della strada e a qualche tombino..
“Occhio al tombino!” Croccante!!! Abbiamo perso una ruota. Fanculo e parcheggiamo in un campo di pomari recintato dopo neanche duecento metri.
Solita modalità: smontiamo assi a rotelle, ferramenta, sotterranei per riparazione e in meno di un’ora siamo di nuovo li.
Il sole sta tramontando e la giornata ci ha graziati. La versione definitiva funziona, anche perché abbiamo distribuito meglio il peso e le ruote non subiscono più tutte le sollecitazioni di prima. Finalmente scorriamo senza problemi lungo la via. Sebbene sia in salita, ce la caviamo bene e le vecchiette sulle panchine ci guardano e sorridono.
All’incrocio con via Fossai ci fermiamo a fumar na cicca e riposiamo. Dopo pochi minuti ci muoviamo come i contadini degli anni passati: davanti uno che tira e quel altro spinge l’aratro. Incontriamo l’Ubriacone che torna a casa con l’ape rossa e superiamo le due curve cieche senza conseguenze. Il passaggio a livello è una passeggiata e ci troviamo subito all’incrocio con la statale. Una signora in bicicletta cerca di parlarci, un babbo non riesce a uscire dal distributore, alché dobbiamo fargli segno… passano un mucchio di macchine! “Dai che è buona!!!!” e attraversiamo.
Una volta sul marciapiede siamo praticamente a cavallo. Incontriamo l’amico Rotella con famiglia e tutti ridono di noi, ma lo sforzo maggiore ormai l’abbiamo fatto. Manca solo l’ultimo lampione, quello che ci costringe a percorrere un tratto in contromano sulla carreggiata. Guarda a destra, guarda a sinistra, bon dai che possiamo andare. E dalla rotatoria spunta un pandino.. “Dai corri!!”.
Finalmente la missione è compiuta. Sono le 18.45 quando finalmente parcheggiamo la Bombardiera.
Ebbene, la stajòn sé finia.